Amo poco le etichette in generale per quanto so benissimo che sono solo delle parole che possono aiutare ad orientare ed orientarsi.
La parola narcisismo è molto utilizzata nel web e spesso con accezioni molto negative, come se la sofferenza narcisistica fosse meno dignitosa di altri tipi sofferenze o disagi, come se chi la soffrisse fosse in qualche modo inferiore o peggiore rispetto a chi soffre altri tipi di disagi o psicopatologie. Ma se ci soffermassimo un po’ più attentamente su questo atteggiamento verso la sofferenza, ci si accorgerebbe facilmente che già il sentirsi superiori agli altri solo perché non si soffre di narcisismo, è già di per sé una dinamica narcisistica di guardare alla sofferenza o alla psicopatologia. La sofferenza non ha una classifica etica o morale, così come non è mai intenzionale il fatto di ritrovarsi a soffrire un certo tipo di disagio piuttosto che un altro.
Guardando al narcisismo da un punto di vista emotivo, semplificando molto, chi soffre di narcisismo a un livello profondo sperimenta molta vergogna, di cui spesso non è neanche consapevole e, per sfuggire da tale esperienza emotiva, ricorre alla grandiosità (R. Terry). Sul piano emotivo, la sofferenza narcisistica ha a che fare quindi con la polarità vergogna-grandiosità.
Se ci soffermassimo un po’ di più su queste due emozioni, comprenderemmo meglio quanto esse siano molto umane e comuni e quanto, se solo volessimo, ognuno di noi potrebbe comprendere chi soffre di narcisismo ed empatizzare con lui, poiché tali emozioni, in modo più o meno intenso, appartengono al genere umano. E se solo ci fosse qualcuno pronto ad affermare “non è vero, a me non appartengono!”, proprio tale affermazione ne risulterebbe la prova: un evidente tentativo di grandiosità.